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Viaggiatori alla ricerca di inclusività

Musei e accessibilità: una nuova definizione

Approvata di recente la nuova definizione di musei che mette al centro parole come accessibilità e inclusività. I musei rispondono davvero alle esigenze delle persone?

25 Novembre 2022 | La redazione di farwill.it

Il 24 agosto scorso è stata approvata dall’ICOM, l’organizzazione internazionale di musei e professionisti museali, la nuova definizione di museo che rivede quella precedente del 2007 introducendo parole importanti quali accessibilità, inclusività, diversità e sostenibilità. Questa la traduzione italiana che è stata approntata e che dovrà ricevere approvazione ufficiale: 

Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale.

Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità.

Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.

È stato un aggiornamento necessario e doveroso che proietta le istituzioni museali nel presente più attuale, dove il dibattito su questi temi è vivace grazie soprattutto alle persone stesse che attraverso le loro esperienze quotidiane portano all’attenzione pubblica situazioni di interesse collettivo. 

In questo periodo noi di Farwill ci stiamo interrogando sull’uso delle parole perché crediamo che abbiano grande valore, e come qualsiasi cosa di valore, un peso. 

La nuova definizione adottata dall’ICOM, e approvata quasi all’unanimità (con una maggioranza del 92,4%), sistematizza, rendendo più sintetica e meno altisonante, la definizione proposta nel 2019 che venne rifiutata dalla maggior parte dei votanti. In essa, la parola inclusione era il secondo requisito attribuito ai musei che, poco più avanti, si facevano garanti di “uguali diritti e parità di accesso al patrimonio per tutte le persone” (traduzione nostra). 

Per raggiungere un accordo comune, ogni divisione ICOM ha poi proposto una lista con le parole che secondo la loro opinione avrebbero dovuto essere presenti nella nuova definizione. Tra queste figuravano inclusivo (66%) e accessibile (45%), che sono di fatto confluite nel testo finale, andando a specificare il più generico “aperte al pubblico”. Ovviamente si resta sempre all’interno di un recinto: sono espressioni che contengono così tante accezioni che non si possono articolare nello spazio di poche righe.

Bisogna considerare anche il punto di vista di chi vive i musei come visitatore, di chi fruisce di un patrimonio che viene raccolto (da collect, che preferiamo al “collezionare” usato in traduzione) proprio per essere condiviso con quante più persone possibili. I musei nascono per essere luoghi di scambio del sapere, di studio e di ricerca; e crescono grazie anche al pubblico che li anima. Sono spazi aperti e vitali perché testimoniano di una cultura del passato che è sempre presente, che viene anche messa in discussione, e che contribuisce con i suoi valori a formare la nostra identità.  

Definire accessibile e inclusivo qualcosa che per sua natura già dovrebbe esserlo può essere una spinta ulteriore in direzione dell’applicazione di misure concrete, volte a soddisfare i bisogni delle persone. Quello che ci spaventa di più è l’abuso che a volte si fa di queste parole o, peggio, la mancata aderenza tra il loro significato e l’azione pratica. 

Per restare in territorio nazionale, secondo l’indagine ISTAT L’Italia dei Musei, relativa al 2018, “il patrimonio museale italiano presenta ancora barriere fisiche e sensoriali che impediscono alle persone con disabilità il pieno accesso alle risorse culturali disponibili. Solo la metà dei musei italiani (il 53%) è adeguatamente attrezzato per garantire l’accessibilità degli spazi e la fruibilità delle raccolte agli utenti con disabilità; la maggior parte di questi sono presenti in Umbria (64,2%), Emilia-Romagna (61,8%), Lombardia e Lazio (entrambe 60,7%)”.

Attraverso le sue attività, Farwill partecipa alla diffusione di un modello di buone pratiche di inclusione che possa essere adottato dai luoghi della cultura. In questo modo, e con una narrazione dell’accessibilità libera da stereotipi e pregiudizi, è possibile dare un riscontro compiuto alle definizioni, migliorando realmente la fruizione del patrimonio artistico e culturale.



Per saperne di più:

ICOM

Che cos'è il museo? - la nuova definizione ICOM di museo

Indagine L'Italia dei Musei

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